Nel 2016 Apple ha presentato la modalità Night Shift che attenua l’emissione di luce blu emessa dall’iPhone, aiutando così la visione del display anche nelle ore notturne senza affaticare la vista e diminuendo lo stress dovuto all’utilizzo del dispositivo nelle ore serali.
Questa modalità notturna sfrutta un concetto ormai noto da tempo. Sappiamo infatti che lo spettro luminoso è molto più ampio della luce visibile agli esseri umani, ma queste frequenze a noi non visibili, hanno un impatto significativo sui cicli naturali del sonno-veglia. L’orologio biologico degli esseri umani è costituito da 24,2 ore e non da 24 ore, ed è per questo che per molte persone è più facile rimanere svegli fino a tardi. Questo orologio biologico è regolato dalla luce solare che inibisce la produzione della melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia, tenendoci quindi svegli nelle ore in cui c’è luce. Poco dopo la comparsa dell’oscurità, le concentrazioni di melatonina nel sangue iniziano ad aumentare per migliore il sonno nelle ore notturne.
La luce blu però, oltre ad inibire la produzione di melatonina, affatica anche maggiormente gli occhi rispetto ai colori più caldi, quando si è davanti ad un monitor. Ed è proprio qui che entra in gioco il Night Shift di iPhone. Ma il Night Shift aiuta veramente a migliorare la qualità del sonno?
Per rispondere a questa domanda, i ricercatori del dipartimento di Psicologia dell’Università Brigham Young di Provo, nello Utah, e del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center hanno condotto uno studio su un campione di 167 adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni, suddivisi in tre categorie: uso dello smartphone con Night Shift attivato prima di andare a dormire, uso dello smartphone senza Night Shift attivato e nessun utilizzo dello smartphone.
Il monitoraggio sui partecipanti è stato fatto tramite un braccialetto dotato di accelerometro per rilevare la qualità e le ore di sonno, e tramite un’app che ha monitorato l’effettivo utilizzo dello smartphone. La qualità del sonno è stata valutata in base al tempo necessario per addormentarsi, alle ore totali di riposo ed eventuali risvegli notturni.
I risultati non hanno mostrato nessuna differenza rilevante tra i gruppi, nemmeno con il gruppo che non ha utilizzato lo smartphone. Analizzando però in dettaglio le ore di sonno dei partecipanti, è stato rilevato un pattern relativo alla maggiore qualità del sonno in relazione alle ore di sonno per notte. Infatti si è visto che i soggetti che in media dormivano più di 6,8 ore per notte, mostravano una qualità del sonno migliore per il gruppo che non utilizzava lo smartphone nelle ore notturne.
I ricercatori hanno quindi concluso che il Night Shift non influenza in maniera significativa la qualità del sonno, ma che questa sia più influenzata dalla nostra stanchezza e dall’uso che se ne fa dello smartphone prima di andare a dormire. L’utilizzo di social network o di videogame a volte può risultare di per se un’attività troppo stimolante, peggiorando così la qualità e le ore di sonno, a prescindere dalla modalità notturna dei nostri smartphone.
Voi cosa ne pensate, avete mai notato benefici dall’utilizzo della modalità notturna prima di andare a letto?